I perché de “La città che sale”

“La città che sale” è’ un progetto nato da alcune conversazioni tra amici l’estate scorsa, approfondito attraverso una serie di confronti molto aperti in autunno, e poi iniziato, lo scorso dicembre, da nove “soci fondatori”: Alberto Battaggia, Luciano Butti, Gian Arnaldo Caleffi, Roberto Capuzzo, Maurizio Cimetti, Roberto Giacobazzi, Paola Marini, Annamaria Molino, Roberto Ricciuti. Un gruppo articolato di persone accomunate da esperienze e competenze maturate in ambito professionistico, accademico, culturale, politico.

Da sx, Alberto Battaggia, Roberto Capuzzo, Gian Arnaldo Caleffi, Luciano Butti, Roberto Giacobazzi, e, in primo piano, Anna Maria Molino durante la conferenza stampa di presentazione dell’Associazione del 14 gennaio 2020

Il degrado del sistema politico

Le esigenze che ci hanno mosso sono quelle di tanti altri cittadini: reagire al degrado del sistema politico che ha contaminato le istituzioni, il ceto politico, i media. In questi anni di grave crisi economica, nuovi movimenti e partiti hanno cercato di rappresentare le sofferenze sociali con una spregiudicatezza sconcertante. Non solo in Italia. La Brexit della civilissima Inghilterra, che si consuma in questi giorni, ha lasciato allibiti, per la sua irrazionalità, autorevoli osservatori di tutto il mondo.

Nel nostro Paese altri leader hanno di volta in volta indicato come obiettivi politici la secessione di una parte del Paese; l’uscita dalla moneta unica; l’azzeramento unilaterale del debito pubblico; lo sfondamento dei criteri di equilibrio degli istituti previdenziali; il dileggio della democrazia parlamentare; il distacco dai tradizionali riferimenti atlantici; l’abbandono delle vaccinazioni preventive… E’ stato promosso nella nostra società un clima culturale regressivo, egoista, provinciale. Si sono invocate ricette anacronistiche come il nazionalismo, o inaccettabili come l’autoritarismo.

Una crisi di fiducia nella politica

Gli effetti sono stati devastanti. Si è diffusa una preoccupante sfiducia dei cittadini nell’agire politico, che si è manifestata o nella astensione – si pensi che qui a Verona, nel 2017, al secondo turno, ben 6 cittadini veronesi su dieci non andarono alle urne – o in una mobilità elettorale sconcertante, come se non esistesse più alcun valore di riferimento dotato di un minimo di solidità. Slogan ossessivi e demagogici di una campagna elettorale permanente hanno portato a credere che tutto – anche riferimenti fondamentali della civile convivenza – possano essere messi in discussione.

Serietà e fiducia

Tutto questo è inaccettabile. I problemi di oggi, che sono gravi e spesso inediti – si pensi all’emergenza ambientale o alla disoccupazione tecnologica o al calo demografico – vanno affrontati con grande serietà e con una responsabile fiducia nelle chance offerte dalla ricerca scientifica, dalle nuove tecnologie, dallo sviluppo economico ecocompatibile, dall’affermazione crescente delle donne in ogni professione, dalla diffusione di istruzione, formazione e cultura che l’interconnessione globale può garantire: dai progressi, insomma, di quella che chiamiamo “civiltà”.

L’impegno civico

I soci fondatori de “La città che sale” sono accomunati, innanzitutto, dall’impegno civico: essi intendono offrire, in modo disinteressato, delle qualificate occasioni di confronto politico e culturale ai nostri cittadini. Vorremmo occuparci dei temi più attuali per la nostra società e per la nostra città: transizione energetica, europeismo, economia territoriale,  mobilità, autonomia regionale, servizi urbani avanzati, politiche giovanili… I nostri strumenti saranno una serie di iniziative pubbliche proposte ai veronesi nei prossimi mesi, e le pagine del nostro blog lacittachesale.eu.  

Un orizzonte liberaldemocratico

Siamo convinti che queste esigenze siano condivise da tanti cittadini veronesi e che siano largamente trasversali, rispetto alle sensibilità politiche particolari di ognuno. Per questo motivo facciamo riferimento ad un comune orizzonte politico-culturale liberaldemocratico, senza pregiudizi, ancorato a parole chiave come Europa, Innovazione, Internazionalità, Diritti umani, Libertà civili, Sviluppo sostenibile.

La ramificazione dell’Associazione

Nostro primario obiettivo è la ramificazione della Associazione, così da coinvolgere tanti altri cittadini nella definizione delle iniziative. “La città che sale” è un’associazione aperta al contributo di tutti. Invitiamo perciò coloro che apprezzano le nostre intenzioni a contattarci attraverso il blog o direttamente: forniremo loro altre informazioni; sul blog potranno anche commentare gli articoli, consultare lo statuto e iscriversi!

La città che sale, 1910

Umberto Boccioni compose il suo primo dipinto futurista, “La città che sale”, nel 1910. E’ una tela che trasmette energia, fiducia nel lavoro dell’uomo, entusiasmo; ma che non nasconde il carattere tumultuoso, contraddittorio, impegnativo di quella che chiamiamo “modernità”. Ecco, noi pensiamo che le sfide che la modernità di oggi ci pone vadano affrontate con analoga fiducia e con una rinnovata, responsabile consapevolezza.

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Verona, 1 gennaio 2020
Alberto Battaggia

6 commenti su “I perché de “La città che sale”

  1. Finalmente la cultura cerca di prendere in mano il popolo x indirizzarlo verso una politica di persone nn arrabbiate gli uni contro gli altri ma x una pacificazione totale dell’Italia. Speriamo nn sia utopia ma un risveglio degli uomini verso futuri migliori e concreti e questo è un progetto dell’orgoglio veronese

    1. Grazie, Alfonsino, scrivici ancora per farci conoscere la tua opinione sui temi che trattiamo. 🙂 AB

  2. Complimenti! Un contributo indispensabile ad una città (paradigma di molte altre) dove mancano i contenuti, la pianificazione, la visione e la competenza per immaginare e costruire il futuro dei cittadini; tutto ciò è oramai trasversalmente sacrificato all’altare del solo consenso politico, ben vengano “contenuti” ed approcci culturali di livello ed una spinta che porti a governare i territori persone che ne abbiano l’adeguata competenza amministrativa e culturale. I nomi che ho visto oggi sul giornale ne sono garanzia.

    1. Molte grazie, Paolo, la nostra speranza è di proporre qualcosa di utile alla collettività. Le questioni da trattare sono tante e alcune urgenti. I suoi suggerimenti saranno apprezzati! Alberto Battaggia

  3. Complimenti a voi! Sentivo il bisogno di un’area di approfondimento di ispirazione liberale, non populista o sovranista, che possa aggregare persone che desiderano confrontarsi con la verità dei fatti e non con vuoti proclami. Vi seguirò con interesse.

    1. Grazie, Marco, siamo lieti del suo apprezzamento. Ci segua ancora e, se avrà piacere, ci dia dei suggerimenti sui temi che trattiamo e sul modo di farlo. A risentirla!

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