Newsletter Lccs n. 11
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di Alberto Battaggia
Sarà pur vero che il Corno d'Aquilio non è l'Himalaya: ma la slavina politica che sta per scendere dalla Lessinia sulla città ne ha le proporzioni. Un uppercut sul mento delle litigiose destre scaligere, costrette a fare i conti, per la prima volta dai tempi di Zanotto, non con se stesse - dividendosi e ricattandosi - ma con "gli altri", diventati improvvisamente temibili.



I benefici di sistema
Un primo effetto della candidatura di Damiano Tommasi - non ancora ufficializzata - ha natura sistemica. Se i protagonisti dell'operazione giocheranno bene le loro carte, Tommasi, trainato dalla grande popolarità; dall'ìmmagine incontaminata; dalla novità della proposta, potrebbe arrivare al ballottaggio quali e quanti saranno gli avversari di destra: Giorgetti, o Sboarina, o Tosi, o questi due, o questi tre assieme. E questo è un bene. Senza vera concorrenza, anche il mercato della politica si corrompe. L'abbiamo visto in questi anni. La ritrovata competitività del centrosinistra è nell'interesse di tutti i cittadini.
Quali carte saranno necessarie? Occorrerà che i protagonisti dell'operazione facciano politica a tutto campo, come forse mai hanno fatto prima a Verona.
I precedenti del centrosinistra
Bisogna partire dai precedenti. Nel 2017, le divisioni interne al centrosinistra impedirono a Orietta Salemi di arrivare al ballottaggio: 22,4% di voti per lei, 4,6% per Michele Bertucco. Negli anni successivi, non è che si sia seminato un granché per sanare quel vulnus. Ognuno ha coltivato il proprio orto tirando a campare. Occupazione legittima, ma che ha impedito, nella percezione dei cittadini veronesi, di credere ad una possibile alternativa alla amministrazione in carica.



I risultati del primo turno e del ballottaggio alle elezioni amministrative del Comune di Verona del 2017
In Comune, i consiglieri di centrosinistra hanno fatto un lavoro corretto, rintuzzando questa e quella delibera, smascherando velleitarismi e contraddizioni, segnalando rischi; ma, nel complesso, è mancata alle loro forze politiche ( con l'eccezione degli ultimi due anni di Traguardi ) una presenza sistematica sul territorio che cucisse relazioni, mettesse a fuoco soluzioni realistiche ai grandi problemi cittadini, comunicasse la sensazione che ci fosse un ceto amministrativo di ricambio a quello esistente.
La raggiunta unità sulla figura di un candidato è quindi un rilevante risultato politico, anche se a molti può sembrare il minimo sindacale. E al Partito democratico, che vanta ben quattro parlamentari, una struttura ramificata anche in provincia, una storia non banale e una dialettica interna assai vivace, va dato atto di essersi messo al servizio della causa con una disponibilità non scontata.

Sinistra in Comune

segretario cittadino del PD

consigliere di Traguardi
La coalizione: necessaria ma non sufficiente
Tuttavia, l'unione di Partito Democratico, Traguardi, Sinistra In Comune per Verona, Azione, Più Europa, Partito socialista, Europa Verde, Volt, Demos è una condizione necessaria ma non sufficiente, per valorizzare una candidatura come questa.
Qualche numero a spanne. Alle elezioni regionali del 2020 - l'anno scorso - le forze riferibili a quelle che oggi sostengono Tommasi sfiorarono, tutte assieme, il 22%. Il 25% aggiungendovi i 5 stelle. Per carità: contesto diverso, legge elettorale diversa, protagonisti diversi; tuttavia, i numeri sono questi. Non distanti, tutto sommato, da quelli del 2017: Salemi più Bertucco raggiunsero il 27%.

Mettiamo ora nel conto attuale del centrosinistra il vento in poppa delle ultimissime amministrative; il premio che verrà alla inedita coalizione dai nuovi o vecchi elettori motivati dalla insperata unità; un candidato coi fiocchi come Tommasi: se le destre veronesi si presenteranno, come è probabile, con due candidati forti - Federico Sboarina per la destra "ufficiale" e Flavio Tosi per quella "eretica" - c'è da credere che il centrosinistra arriverà al ballottaggio, in scioltezza, contro il primo.


E se alla fine le destre, Tosi compreso, riuscissero miracolosamente a convergere su un unico candidato?
La missione diverrebbe più difficile: ma non impossibile. A patto che la campagna elettorale di Tommasi venga costruita realisticamente da una chiara consapevolezza: non basteranno i voti di sempre, non basteranno gli argomenti di sempre. Occorrerà conquistare i voti di chi non li ha mai dati. Di chi, fino ad ora, non ha riconosciuto nelle forze del centrosinistra meriti particolari - idee, proposte, candidati - per affidare loro l'amministrazione cittadina. Nonostante i demeriti degli altri.
E' in grado Damiano Tommasi di sfondare elettoralmente verso il centro e la destra?
Un elettorato diversamente di destra
"Verona è una città di destra": quante volte abbiamo ascoltato questa considerazione? Se guardiamo ai voti, difficile smentirla. Tanto - si sottolinea - che Verona è l'unica città di medie dimensioni dove la contesa si è avuta, l'ultima volta, tra due "destre". Va bene. Ma siamo sicuri che le due articolazioni rappresentino in modo organico tutti gli elettori che vanno dal Pd ai neofascisti?
Davvero non esiste più un elettorato di centro, moderato, lontano dalla politica sbraitata, spesso cattolico, anche giovane, socialmente diversificato, attento al mercato; sensibile ai problemi sociali, ma senza pietismi; orgoglioso della sua città, ma deluso dai suoi amministratori; desideroso di un salto di qualità, ma senza avventure? Un elettorato che oggi guarda a Draghi come un punto di riferimento insperato?
Nel 2017, 6 cittadini su 10 si astennero al ballottaggio. Gli altri 4 hanno votato quello che offriva il mercato, costretti dalla legge elettorale: prendere o lasciare.
Siamo sicuri, in particolare, che le due destre veronesi - Sboarina vs Tosi - rappresentino sensibilità ed interessi omogenei divisi solamente da circostanze accidentali? Secondo noi, la parabola politica più o meno compiuta dall'ex sindaco non andrebbe banalizzata. E' vero che l'arcipelago tosiano tiene assieme di tutto, tanto da fare dubitare che ci sia qualcosa di veramente nuovo lì in mezzo; tuttavia, l'investimento fiduciario e personale che molti cittadini hanno fatto su di lui, a costo di lasciare le proprie militanze o fedeltà di partito, testimoniano un'esigenza reale: governare meglio la città lasciando perdere i fantasmi del passato.
E' un elettorato molto "veronese" per radicamento, relazioni, sensibilità. Diffidente - per abitudine, conformismo o convenienza, più che per convinzione - verso tutto quello che sta "a sinistra"; ma che non è affatto ottuso, né insensibile verso le ragioni della serietà amministrativa, delle libertà individuali, delle competenze, del lavoro. E' un elettorato diversamente di destra, liberal-moderato, pragmatico, nauseato dai populismi salviniani e pentastellati nazionali e locali, interessato a soluzioni per la città, non a furori ideologici. Ama Tosi perché costui ci sa fare. Ma non è cieco.
Un candidato diversamente di sinistra
Ad esso Tommasi dovrebbe guardare con attenzione: perché anche lui è diversamente di sinistra. Aiutato da una serie di plus politici.
Innanzitutto, la personalità. I veronesi avranno la sensazione di un candidato in grado di dialogare con cittadini di diversa collocazione al di là della "targa" con cui si presenterà. Non farà fatica ad apparire trasversale. Il suo perimetro valoriale è ben definito (per alcuni anche troppo), ma largo, inclusivo. La sua aria naif non sarà un handicap, ma un vantaggio: Tommasi non sembra uscito da un social, finalmente; semmai, dalle pagine che Eugenio Turri dedicò alle virtù della laboriosissima Valpolicella per spiegarne il miracolo economico.
Poi il profilo professionale: l'ex calciatore è oggi un imprenditore nel settore della educazione-istruzione. Si tratta di un business difficile, rischioso, che Tommasi ha costruito, assieme alla moglie Chiara e due suoi amici, sulla qualità dell'offerta: lezioni in inglese, laboratori dappertutto e un'impostazione pedagogica modernissima, pure se intitolata a don Milani. Se c'è un "credo" inossidabile, nella tradizionale cultura politica "democratica", questo è il valore sacro della scuola pubblica "statale". Ora, in Valpolicella, non Flavio Briatore o l'Opus Dei, ma il possibile sindaco del centrosinistra conduce una scuola Hi-Tech dove si paga una retta. Un innovatore, dunque, in un campo strategico come quello della formazione educativa. Impossibile arruolarlo nella sinistra piagnona e statalista.


"Bambi&Bimbi Don Milani Middle School"
Un terzo plus è l'esperienza. Tommasi è stato un professionista che ha lavorato per anni nella élite del calcio mondiale in Italia, in Spagna, in Cina. L'orizzonte internazionale lo accomuna alla sua città. Checché straparlino i localisti da strapazzo, Verona è Verona perché è sempre stata una città aperta. Non ha esperienze politiche? Non scherziamo. In Italia ha presieduto l'Associazione nazionale calciatori dal 2011 al 2019. Non un sindacato qualsiasi: un'organizzazione dove convivono un gruppetto di miliardari, un esercito di esseri umani e una quantità micidiale di pressioni finanziarie e mediatiche. Il pelo sullo stomaco Tommasi ce l'ha già.
Un quarto è la popolarità: quella del grande pubblico, interclassista ed intergenerazionale; e quella, specifica, dei fan dell'Hellas Verona Football Club. Tommasi rappresenta da sempre il volto umano del tifo gialloblu, nel quale potrà riconoscersi la stragrande maggioranza, pacifica e civile, di quella Curva Sud distrutta, nell'immagine nazionale, dalle indegne minoranze estremiste che l'hanno deturpata in questi anni.
Un tandem. Con la coalizione, oltre la coalizione
Tutto vero, tutto possibile, ma anche tutto impegnativo. Perché solo lui in prima persona, con la sua lista attentamente confezionata e la sua squadra, potrà stanare gli elettori rifugiatisi nell'astensionismo o che hanno vagato incerti di qua e di là o quelli arrabbiati ma desiderosi di un voto di governo e non di protesta. Tommasi va valorizzato per quello che lo distingue, aggiungendosi, alle forze che lo candidano. Con la coalizione, ma oltre la coalizione.
Una sorta di tandem, dunque: la coalizione di centrosinistra, connotata dai suoi cavalli di battaglia in materia ambientale, sociale, urbanistica, culturale...; e i Damiano-boys che dovranno fare capire come la cifra del "pacchetto" sia una visione innovativa, pragmatica, post-ideologica (ma ricca di idee) di Verona. Una città evoluta, operosa, europea, oltre che veneta, destinata ad inserirsi virtuosamente nella fortissima ripresa economica in corso.
Per convincere, Tommasi dovrà fare capire, con le sue iniziative, il suo linguaggio, le sue idee, i "mondi" rappresentati dalle personalità che lo affiancheranno - sociale, impresa, professioni, impegno religioso, cultura, lavoro - di trascinare l'intera coalizione che lo sostiene in un ragionamento nuovo per la città.
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