Una Verona da vivere

Appello alla città, per la città, di Lamberto Lambertini, Giovanni Maccagnani e Giuseppe Manni

Pubblichiamo, per gentile concessione degli autori, l’appello rivolto da tre protagonisti della vita imprenditoriale e professionistica veronese per la rinascita della nostra città. Tra i temi indicati, Verona capitale della macroregione della Lover (lombardia, Veneto, Emilia); meritocrazia e solidarietà alla base dei successi imprenditoriali; il restauro di Castelvecchio e dell’Arsenale; la riattivazione del Parco scientifico tecnologico; la telemedicina; i progetti di solidarietà
Lamberto Lambertini
Giovanni Maccagnani
Giuseppe Manni

“Milano era la capitale morale dell’Italia degli anni ’60, perché esprimeva una forte etica del lavoro che la avvicinava alle grandi città del nord Europa. Poi è arrivata la Milano da bere, seguita da Tangentopoli. Anche la Verona degli anni ’60 consolidava un forte tessuto produttivo, accentuando la vocazione terziaria che ne faceva la porta dell’Europa del Nord. E questo grazie anche ad un governo municipale illuminato (Zai, Quadrante Europa, piano regolatore) e ad una forte presenza di un capitalismo temperato, fondato sull’etica cattolica.

Poi arrivarono i ruggenti anni ’80 e le inchieste per corruzione furono persino superiori a quelle milanesi. Se Milano ha ripreso il suo ruolo con l’Expo, c’è da chiedersi se Verona saprà sfruttare le prossime occasioni (Pnrr, Olimpiadi) per trasformare una città di provincia, ma non provinciale, in una capitale.

Volendo, la nostra città può proporsi come centro di quell’area economicamente importante d’Italia (che un sociologo definisce Lover: Lombardia, Emilia, Veneto) dove si realizza la più alta produttività del nostro Paese e si condivide un concetto omogeneo di abitare e di vivere. In effetti, per diventare la capitale morale di questa macro regione non serve molto, ma quel poco potrebbe risultare irraggiungibile. Innanzitutto perché serve fare sistema con altri territori e questo non è nel carattere della città.

La Lover (Lombardia, Veneto, Emilia)
“.. serve fare sistema con altri territori e questo non è nel carattere della città”.

Ciò che si è realizzato è stato frutto di una felice convivenza di due fondamentali criteri: la meritocrazia e la solidarietà”.

Se si esclude la recente e alquanto tribolata vicenda Agsm-Aim, molte altre realtà sono diventate lussuosa preda esterna (Cassa di Risparmio, Banco Popolare, Cattolica). Ma nel comparto industriale è avvenuto spesso il contrario (Aia e Bauli, per tutti) e questo perché il concetto del fare e del fare bene è una componente importante dei nostri settori produttivi. Qui non sono fallite le banche del territorio ed anzi sono cresciute le banche cooperative. Qui non si sono verificati fallimenti drammatici, ma si è assistito ad una transizione dolce delle produzioni divenute obsolete. Ciò che si è realizzato è stato frutto di una felice convivenza di due fondamentali criteri: la meritocrazia e la solidarietà.

Se si vuol dare un colore politico a questi due temi, si può dire che la meritocrazia appartenga un po’ più a chi si considera conservatore e la solidarietà appartiene un po’ più a chi si considera progressista. Questi principi potrebbero anche oggi rendere Verona più grande e renderla capitale di una macro regione europea. Molto però c’è da fare: trovare ad esempio la finanza ancora mancante per completare il risanamento dell’Arsenale e realizzare le opere progettate negli ultimi trent’anni per una migliore viabilità. Rendere utile per la comunità il risparmio privato, che ha raggiunto livelli finanziariamente importanti e che rimane inattivo nel deposito in conto corrente. Proseguire e intensificare gli interventi per valorizzare i grandi giacimenti culturali della città: Verona è un museo a cielo aperto che merita di più, così come merita di più investire nelle istituzioni culturali cittadine e dare a Castelvecchio una dignità internazionale.

Occorre coltivare le eccellenze scientifiche e recuperare quell’idea di alcuni decenni fa, chiamata Parco della Scienza, che oggi, se ripresa e sostenuta, potrebbe, assieme alla nostra vitalissima Università, divenire polo di incubazione di idee e progetti.Non dobbiamo dimenticare poi che Verona registra molte iniziative importanti da parte dei privati cittadini.

Un mecenate ha aperto la sua casa-museo, trasformandola in un’attrazione non solo nazionale. La Brain Research Foundation Verona coltiva, tra l’altro, il progetto di telemedicina, che rappresenta il futuro dell’assistenza medicale. Non dimentichiamo quanto realizzato nel lockdown del ’20 dal comitato spontaneo “Verona Vince” che ha realizzato una larga partecipazione al crowdfunding destinato all’acquisto di macchinari sanitari essenziali da donare alla comunità veronese. Molti si sono attivati per ridurre le diseguaglianze, che la pandemia ha accentuato.

Così il progetto “Sosteniamoci” vuole aiutare le famiglie veronesi bisognose ad affrontare i canoni di affitto, le rette scolastiche e i mostruosi aumenti delle bollette. Queste e molte altre iniziative spontanee indicano la vitalità di Verona e chiedono al governo cittadino una grande concentrazione su questi temi, coniugando merito e sostenibilità. Quel poco che serve per diventare grandi non è poi così poco. Ma non è neppure irraggiungibile”.

La sede dell’Aia
La sede della Bauli
Il Museo di Castelvecchio
Il logo del
Parco scientifico tecnologico di Verona
La sede della Brain Research Foundation

Un commento su “Una Verona da vivere

  1. Finalmente una ipotesi di lavoro, una proposta dalla quale far nascere un possibile progetto concreto, per uscire dal campanilismo che da tempo, sta mostrando tutti i suoi limiti. Verona possiede importanti infrastrutture, fra le quali lo snodo Ferroviario in grado di collegare il Brennero con il centro Italia e.il Friuli con la lombardia. A Verona esiste l’incrocio delle diverse direttrici Autostradali, capaci di collegare i quattro punti cardinali, con l’Aeroporto, capace di raggiungere altre realtà geografiche ed economiche. Tutto queste infrastrutture sono a loro volta collegate con una altra importante e scarsamente utilizzata ed invidiabile infrastruttura, come il Quadrante Europa, posto al centro di importanti snodi e direzioni in grado di collegare una importante parte dell’Europa con diverse altre realtà per potenziali interscambi. Chi dovrebbe assumere l’iniziativa per procedere verso nuove relazioni o frontiere, e come procedere? Credo sia possibile e necessario chiamare al confronto i diversi Soggetti Istituzionali, fra i quali l’Ente Regione, i Comuni capoluoghi del Triveneto, le diverse CCIAA di questi Comuni, le Universita, le Amministrazione Comunali, le Associazioni Imprenditoriali e.le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori…..

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