Via Giorgio Almirante: doppio autogoal!

Il Comune non indica al Prefetto la via da intitolare; e denuncia il razzismo del fu segretario del MSI

Potete scaricare la documentazione originale cliccando qui!

di Alberto Battaggia

Quando in gennaio raccogliemmo le firme, tantissime e in fretta, contro la balzana idea di intitolare una via a Giorgio Almirante, lo facemmo con amarezza. Che triste dovere condurre una battaglia come questa! E d’altra parte come non farlo? I nomi dei proponenti, quelli della giunta, tutta la giunta, non erano mica di marziani. Su tante altre faccende potevano avere, hanno, opinioni ragionevoli; e quindi non si poteva accettare che fosse “normale”, a Verona, fare una proposta del genere. Qui una battaglia culturale, prima che politica, era giusto farla.

Giorgio Almirante

Personaggio controverso, Giorgio Almirante: razzista e repubblichino convinto, come altri giovani scalpitanti, in tempi drammatici. Altri avevano scelto la parte giusta, lui no. Anche dopo. Tuttavia, mentre altri, che erano stati come lui, si convertivano rapidamente agli incanti della libertà, lui si fece carico, con una indubbia coerenza, di travasare in Parlamento e di abituare al gioco democratico un bel po’ di nostalgici, che magari avrebbero fatto, altrimenti, un sacco di guai. Non rinnegò mai nulla. Sosteneva, come fanno tanti di quella destra anche oggi, che, insomma, i tempi sono cambiati e non vale più la pena fare tanti discorsi e processi. Palmiro Togliatti, ministro della Giustizia, non aveva firmato, proprio per questo, l’amnistia per tutti loro? Ma non era granché sincero, Si teneva pronto per ogni evenienza: che so, una svolta autoritaria, qualche generale in cerca di avventure. Mantenne, come tanti, ambigui rapporti con personaggi pericolosi, in nome, pensiamo, della “fedeltà”: valore pericoloso, fondato sull’istinto del gregario. Tanto da rischiare la galera in diverse occasioni. In tempi di guerra fredda e di comunismo europeo vivo e vegeto, faceva comodo che esistessero anche i missini. Una bestia? No, non più di altri, anche dell’altro campo. Una personalità dedita al culto della democrazia dialogante a al quale dedicare riconoscenti una strada? Ma non scherziamo. A cosa ci serve celebrare figure del genere?

L’emersione dell’inconscio. O della maestra di educazione civica

Alcuni devono avere sostenuto l’iniziativa perfettamente consapevoli di quello che facevano. Altri, invece, devono averlo fatto con qualche ragionamentino: “beh, insomma, sarebbe ora…in definitiva cosa ha fatto Almirante?…non ne so granché, ma mio cugino mi ha detto che…gli altri erano peggio…basta con i complessi di colpa….mio nonno, poverino…..e che male c’è?”. A Verona è così. Parte della destra veronese è così. Parte della borghesia anche colta cittadina non ha nerbo, non ha un vero pensiero politico, è insicura di se stessa e delle proprie idee, è superficiale.
Sociologismo culturale d’accatto? Forse; ma come spiegare, altrimenti, il consenso ad una colossale sciocchezza politica come questa, prima; e ad una conduzione così dissennata, poi? Infatti che succede? Forse hanno agito i meccanismi dell’inconscio. Forse è affiorata qualche bella lezione di educazione civica della maestra di tanti anni fa. Sia stato l’iceberg freudiano, sia stato l’angelo custode, la giunta, sul più bello, da una parte, non comunica alla Prefettura quale sia la strada da intitolare ad Almirante (quindi impedendo a quest’ultima di decidere); e, dall’altra, fornisce alla Prefettura, su Almirante, dei dati biografici che lo dipingono come una pezza da piedi! Razzista, sterminatore di partigiani, amico dei golpisti, finanziatore di terroristi…Da non credere. Un gesto dadaista? Un inquietante, filosofico “cupio dissolvi”? Ridere a crepapelle o piangere ? La seconda, lo giuriamo, perché assieme a se stessi, questa giunta espone di fatto l’intera città al ludibrio.

Leggetevi il comunicato stampa: li riassumiamo tutta la vicenda. Qui sotto, invece, trovate le lettere: scaricatele e leggetele, per credere ai vostri occhi.

La giunta che ha deliberato
La precisazione del Comune che impedisce la decisione della Prefettura di Verona
Un passaggio dei documenti prodotti dal Comune per la Prefettura di Verona

COMUNICATO STAMPA
Via Giorgio Almirante: doppio autogoal!

Il Comune non indica al Prefetto la via da intitolare; e denuncia il razzismo del fu segretario del MSI

Nuovo, imbarazzante e tragicomico capitolo della penosa vicenda della proposta fatta a gennaio dal Comune di Verona di intitolare una via cittadina all’onorevole Giorgio Almirante. La città che sale ha potuto consultare le due surreali lettere inviate in gennaio alla Prefettura di Verona dalla Giunta di Palazzo Barbieri, evidentemente in grande imbarazzo, se non in preda al panico, di fronte alle 2200 firme raccolte in pochi giorni da La città che sale contro quella proposta; e allo sconcerto manifestato dalla intera stampa nazionale verso la sciagurata iniziativa, per di più abbinata, contro ogni buon senso, alla contemporanea concessione della cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre.

Vediamo i fatti. Il 20 gennaio 2020 la Giunta al completo invia una lettera alla Prefettura di Verona contenente copia della “Delibera di giunta comunale n.3 del 08.01.20 istituzione di un nuovo toponimo Giorgio Almirante”.

Nella delibera, non è indicata quale strada intitolare…

La lettera, tuttavia, è priva di un elemento fondamentale: l’indicazione della via o della piazza da intitolare a Giorgio Almirante! Va da sé che scegliere un vicolo cieco o un grande viale è un aspetto decisivo di ogni decisione odonomastica e che la Prefettura non può perciò decidere in merito. Tanto che chiede al Comune una “integrazione”. Ma la lettera non è solo priva di questo elemento: manca anche di un profilo biografico dell’onorevole Almirante che sostenga le ragioni della proposta! E come si fa a decidere? Il Comune, allora, il 29 gennaio, ottempera, ma solo in parte, alla richiesta: la Dirigente della Direzione Servizi ai Cittadini d.ssa Paola Zanchetta spiega che “il toponimo proposto non è al momento assegnato ad alcun sito” e che “in base alle future esigenze di denominazione di strade o piazze, sarà effettuata la scelta del luogo di intitolazione”. E’ evidente che il Comune vuole spegnere il clamore suscitato dall’improvvida iniziativa con un penoso escamotage: in difetto di indicazioni, la Prefettura non potrà autorizzare alcunché. E la cosa finirà lì.

…e la biografia presentata dal Comune distrugge la figura di Almirante!

La stessa lettera, tuttavia, soddisfa la seconda richiesta di integrazione, trasmettendo alla Prefettura Associazione La città che sale – www.lacittachesale.eu – 3519897926 dei profili biografici di Giorgio Almirante letteralmente stupefacenti. Lungi dall’esaltarne la figura, come ci si aspetterebbe da chi vuole onorare una personalità, i testi distruggono in un colpo solo la credibilità dell’onorevole – essendo veritieri – e di chi ha fatto la proposta.

Dell’uomo a cui il Comune vorrebbe intitolare una strada, il Comune stesso, infatti, fornisce delle informazioni come queste: “Nel 1938 è..segretario di redazione della ‘Difesa della Razza’, il periodico razzista diretto dallo stesso Interlandi”… “Tra i firmatari nel 1938 del Manifesto della Razza…e segretario della rivista antrisemita e razzista ‘La difesa della razza’, il 5 maggio 1942 scriveva sulla stessa: ‘il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti , se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza”… “Anche lui, come molti giovani fascisti, fa professione di fede razzista”…”nel novembre del 1944 decide di partecipare alle spedizioni antipartigiane, come quella della Valdossola….” Il 17 maggio del 1944, come vicario del ministro repubblichino Mezzasomma, firmava un decreto della Prefettura di Grosseto nel quale annunciava, riferendosi agli “sbandati e appartenenti alle bande” che “tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione alla schiena”. Il 25 aprile del 1945, nel’Italia liberata, entra in clandestinità…” In occasione delle Comunali di Roma del 1947 la Questura di Roma diffondeva un comunicato: “il dr. Giorgio Almirante ..è stato deferito alla Commissione provinciale per il confino quale elemento pericoloso all’esercizio delle libertrà democratiche..per le sue recenti manifestazioni politiche di esaltazione dell’infausto ventennio fascista e di propaganda di principi sovvertitori delle istituzioni democratiche …”“…accusato di apologia del fascismi dopo un comizio durante la campagna elettorale per le amministrative, viene condannato al confino per un anno”…”nel giugno del 1972 la Procura di Milano chiede alla Camera l’autorizzazione a procedere contro Almirante per il reato di ricostituzione del partito fascista”..”In seguito alle indagini sulla strage di Peteano, il terrorista neofascista Vincenzo Vinciguerra – reo confesso per strage – rivelò nel 1982 come Almirante avesse fatto pervenire la somma di 35 mila dollari al terrorista Carlo Cicuttini, dirigente del MSI friulano e autore della strage…” e poi i legami con Gelli, i generali golpisti inseriti nel partito…

I documenti allegati dal Sindaco ci rincuorano sulla nostra obiettività: nella Lettera aperta che inviammo al Prefetto nel gennaio scorso, ricordavamo, dell’onorevole Giorgio Almirante, esattamente gli stessi trascorsi biografici. Come interpretare un pasticcio del genere? Confusione ideologica? Ingenuità? Scarsa confidenza con la storia del nostro Paese? Superficiale tentativo di catturare il consenso dei nostalgici? E chi lo sa. Di nuovo, rischiamo di fare ridere tutta Italia.

Una sola, piccola, domanda sincera

Desideriamo perciò rivolgere all’avv. Sboarina una sola, piccola domanda sincera: “Signor Sindaco, ma se voi stessi pensate tanto male di Giorgio Almirante, come vi è saltato in mente di proporlo per una via cittadina”?

Verona 1 luglio 2020 Ufficio stampa

2 commenti su “Via Giorgio Almirante: doppio autogoal!

  1. Quattro possibili spiegazioni di questo pastrocchio:
    che servendosi di documenti ‘indipendenti’ (ancorché da fonti non prestigiosissime, come wiki) abbiano voluto sottolineare come la richiesta di intitolazione non abbia connotazioni partitiche, ma sia un omaggio dovuto al di là di ogni appartenenza politica.
    che non abbiano avuto tempo o voglia o capacità di produrre un documento originale.
    che abbiano fatto copia-incolla senza leggere.
    che quelle descritte siano considerate dalla giunta veronese azioni meritorie e non infamie.

    Oppure un po’ di tutte e quattro.

    1. Forse. Proviamo ad invertire i ruoli. Cosa avremmo fatto noi, al posto loro, per convincere la Prefettura ad autorizzare l’intitolazione? Avremmo scritto un testo “argomentativo”, finalizzato, con riferimenti, citazioni ed esempi, a dimostrare che Giorgio Almirante, dopo i trascorsi repubblichini, divenuto parlamentare e leader della destra missina, si era speso per pacificare gli animi, riconoscere la piena dignità degli avversari, invitare alla moderazione, rafforzare la democrazia repubblicana… Operazione difficile non solo retoricamente, ma storiograficamente, come si evince da tutte le fonti; e tuttavia indispensabile. Come fa un Prefetto ad autorizzare l’intitolazione di una via se la stessa istituzione che la propone non fornisce motivazioni adeguate? Perché non è stato fatto? Perché è un’operazione impossibile. La chiave per proporla egualmente, perciò, è stata quella di non problematizzare la proposta. Di trasformarla in un atto politico come tanti altri, per di più ispirato da irenici intenti.
      Alla giunta è bastato che Almirante prima, nella RSI, non abbia militato nella banda Koch o non abbia commesso le nefandezze più scellerate; e dopo, nell’Italia democratica, che non sia mai stato incarcerato per sedizione, per dimostrare che, insomma, non tutti i nazifascisti erano dei bastardi; ed è quindi possibile una rilettura della storia d’Italia che in qualche modo riabiliti quel periodo. Il loro unico scopo è questo. Una componente della destra italiana vorrebbe rileggere la storia annacquandola. E’ un limite culturale condiviso, non solo in passato, anche da molti post-comunisti, che hanno lo stesso problema: difendere l’indifendibile. Quelli che distinguono Lenin buono da Stalin cattivo, per capirci. O che negano le Foibe. O che davanti a Gulag, stato di polizia, miseria socialista diffusa dicono “sì, però, bisogna considerare che…ma gli altri…” . E’ il tranello della “conciliazione” sciaguratamente diffuso anni fa da Luciano Violante. Come se avesse un qualche senso – oggi – pubblicamente, riconoscersi reciprocamente delle ragioni. Ma stiamo scherzando? E’ tempo che le tragedie del Novecento vengano riconosciute da tutti per quelle che sono state. La storiografia deve distinguere, circoscrivere, specificare…, ci mancherebbe; ma la gestione pubblica della memoria, quale si attua intitolando vie e piazze, va fatta sui valori etici, civici e politici che una collettività riconosce come propri nel momento storico in cui la esercita. Se questi valori sono quelli della Costituzione repubblicana, non possiamo accettare, oggi, 2020, a 30 anni dalla fine della guerra fredda, che qualcuno, a destra – ma varrebbe anche per la sinistra – minimizzi, banalizzi e normalizzi figure e vicende storiche tragicamente segnate dall’appartenenza a regimi politici mostruosi.

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